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.: DA VEDERE
 Il complesso monumentale di Galliano comprende la basilica di San Vincenzo e il battistero di San Giovanni Battista situati in cima ad un colle presente nell' area urbana di Cantù. Galliano è considerato il cuore originario della città di Cantù per le sue origini che risalgono al V secolo a.C.. Fondato dai Galli Insubri che si stanziarono in tutta la regione lombarda, venne conquistato dai romani nel I secolo a.C.. Il borgo venne investito dal grande sforzo di evengelizzazione della Lombardia, voluto da Ambrogio, vescovo di Milano dal 374 al 397. Il momento di svolta per l'evangilazzione delle regioni prelapine avvenne nel 386, quando Ambrogio inviò nel municipium di Como Felice, consacrandolo primo vescovo della Como. A seguito di tali iniziative, nacque una comunità anche a Galliano, che edificò, a partire dal V secolo, una prima basilica paleocristiana ad aula unica, che serviva da pieve di Cantù. Proprio a tale periodo risale la prima attestazione di una sepoltura cristiana, indicata da una lapide che porta il nome di Maria (465 d.C.). A questa fanno seguito altre lapidi che testimoniano la presenza del clero: la lapide del diacono Ecclesio (486 d.C.) è la più antica lapide attestante la presenza di un diacono nella Lombardia extraurbana. Essa segue la più antica delle iscrizioni cristiane della Lombardia extraurbana, quella di Flora del 425, rinvenuta a Cortabbio, nella vicina Valsassina e la lapide 'cittadina' del siriaco Banneias, morto il 27 novembre 401 e conservata a Como nella San Carpoforo). Più tarda la lapide di Galliano, relativa al presbitero Adeodato (525 d.C.). Nell'Alto Medioevo le venne aggiunto il battistero di San Giovanni Battista. Nel 1004 - 1005 la basilica venne riedificata per volere di Ariberto da Intimiano, futuro arcivescovo di Milano, e consacrata nel 1007, in forme romaniche, tipiche dei magistri comacini. Sino al 1400 Galliano è il borgo più importante della zona, e vi risiedono forse una ventina di canonici. Verso la fine del 1500 viene abbandonato per il trasferimento dei canonici al borgo canturino e si trasforma in una zona agricola. Dalla metà del 1700 la basilica abbandonata divenne un magazzino agricolo e a causa di un incendio perse la navatella di destra. Dopo la vendita della proprietà al milanese signor Manara, riacquistò l'aspetto di chiesa. All'interno si possono ammirare, nell'abside e sull'altare, gli affreschi che raccontano il martirio di San Vincenzo. Nei secoli successivi il territorio fu venduto molte volte a vari proprietari fino a quando non venne acquistato dal Comune di Cantù.
Basilica prepositurale di San Paolo
  Costruita alla fine del sec. XI (contemporaneamente alla fondazione del Monastero delle Benedettine come chiesa porzionaria della parrocchia di Santa Maria) diventa prepositurale per desiderio di San Carlo Borromeo nel 1584, anno in cui trasferì la pieve da Galliano a Cantù. Edificio di forma basilicale, a tre navate, subisce nel tempo non pochi rimaneggiamenti: all'origine si presentava contornato da un portico, a colonne binate, che si estendeva dalla Sacrestia all'ingresso principale, in seguito il primo tratto del portico fu sostituito con un pronao, mentre l'altro fu abbattuto per la costruzione della Cappella del Crocefisso; la navata centrale poi, a cassettoni in legno, venne sostituita con volte a botte. Elevata da Pio XII a Basilica Romana Minore, nel 1950, per intervento del Cardinale Ildefonso Schuster, la parte attuale è stata restaurata nel 1965 a cura dell'arch. Alfonso Orombelli. Si conserva nella Sacrestia una bella tela di Camillo Procaccini (1551-1629): Apparizione del Dio biblico all'esercito (Conversione di San Paolo). Di particolare interesse il campanile: originariamente torre in pietra del castello Pietrasanta, edificato a difesa del colle più alto del borgo di Canturio, venne completato con una cella campanaria in mattoni, a due piani, sormontata da un'alta cuspide sempre in cotto, su disegno del celebre architetto Pellegrino Tibaldi (1527-1596).
Santuario della Madonna dei Miracoli
  Eretto direttamente sul luogo a testimonianza di un prodigio (l'apparizione della Vergine ad una contadinella nella vicina Cassina Novello), fu benedetta la prima pietra nel 1554 dal nobile reverendo Don Andrea Sola, Vice preposto di Galliano. Il Santuario fu ultimato e consacrato nel 1555. Sull'altare maggiore conserva l'immagine di Santa Maria Bella: così era chiamata dal popolo quando la pregava dipinta su di un rozzo pilastro che era situato fuori della Porta di Campo Rotondo. San Carlo Borromeo, in visita pastorale nell'ottobre 1570, volle l'edificio affrescato nella Cappella grande e soltanto nel biennio 1637-1638 Giovan Mauro della Rovere (1570-1640), uno dei fratelli detti i Fiammenghini, pose data e firma della cupola, del presbiterio e del coro, praticamente sua ultima opera. La cupola, impostata sopra una pianta rettangolare di circa m. 7 x 8, è dedicata al tema dell'Assunta in un ambiente - osiamo dire - di scenografia teatrale: un porticato ad anello, visto dal basso, apre al cielo dove la Vergine troneggia in mezzo ad un coro di nubi e di angeli musicanti; negli otto scomparti del porticato e tra gli spazi giocati nella sottostante balaustra, si alternano figure solenni di biblici re,10 profeti e sibille mescolate insieme a putti festanti. Di grande interesse le due pareti del presbiterio dove l'autore volle, a sinistra, La visita dei Magi e, a destra, Le nozze di Cana.
Chiesa di Sant'Ambrogio e Antico Monastero
  Le Umiliate di Sant'Ambrogio, fino al 1476 non legate da voti e prive di indumenti religiosi, abbracciarono la regola di Sant'Agostino e solo nel 1505 il Papa Giulio II concesse loro licenza di poter costruire il Monastero (con perpetua clausura) e di poter fabbricare la Chiesa, in conformità ai duri principi della Regola.
Villa Calvi - Palazzo Comunale
  L'attuale edificio sede del Comune è una tipica villa urbana, posta in pieno centro storico del quale trae tutte le comodità unite a quelle del parco antistante. Fu originariamente residenza della famiglia Sola; i Calvi, milanesi, vi soggiornarono periodicamente nel corso dell'Ottocento fino al 1886 quando il conte Carlo Calvi vendette la proprietà. Il giardino fu acquistato (promotore il Circolo Operario) con la sottoscrizione di circa 120 cittadini e aperto all'uso pubblico. La villa fu invece comperata, pare, dagli Orombelli e donata successivamente al Comune.